La vigna come l'oro: a dispetto della crisi, le star dello spettacolo e il mondo finanziario continuano ad investire capitali sul territorio del vino italiano, visto quasi come un "bene rifugio". Un fenomeno in crescita, di cui si discuterà al prossimo Vinitaly, la rassegna internazionale di riferimento del settore, in scena a Verona dal 7 al 10 aprile. "Queste tendenze - spiega il direttore dell'European School of Economics di Milano e Firenze, Stefano Cordero di Montezemolo - dimostrano che il mondo del vino ha retto la crisi meglio di altri e lo ha fatto perché non è solo business, ma anche paesaggio, storia, popolo, cultura.
I capitali stranieri - aggiunge - possono essere un'opportunità per i territori". Gli esempi di investimenti non mancano: dalla fine degli anni '70, quando la famiglia italo-americana Mariani fondo' a Montalcino Castello Banfi, sono state tante le realtà vinicole protagoniste di un 'capital gain' dall'estero, in particolare dal mondo anglo-americano. Tra le più recenti, ricordiamo il passaggio della Ruffino nelle mani di Constellation Brands o di Gancia in quelle di Russian Standard Corporation o ancora di Tenuta Oliveto a Montalcino alla Soleya International Corporation di Panama. Ma i vigneti italiani hanno estimatori anche tra i big dello star system internazionale, da Sting a Mick Hucknall a Richard Parsons. Un appeal che cresce anche tra i nuovi consumatori, in primis i cinesi.
E si riduce lo "spread" enoico Italia-Francia, con i grandi vini italiani da collezione che vedono crescere le loro quotazioni nelle classifiche e nelle aste internazionali. Ne dà notizia Veronafiere alla vigilia del Vinitaly, in programma a Verona dal 7 al 10 aprile. Nel 2012 l'Italia ha aumentato il numero di presenze (da 7 a 9) e il valore delle quotazioni (+11%) sulla Liv-Ex Power 100, la lista dei più influenti brand del mercato mondiale stilata da Liv-Ex, benchmark globale dei fine wine. In una top 100 ancora dominata dalla Francia (che occupa 9 delle prime 10 posizioni), il primo alfiere italiano è il Masseto della Tenuta Ornellaia, balzato al numero 12 (da 51 nel 2011), seguito dal Sassicaia della Tenuta San Guido (14 da 27) e dal Bolgheri Superiore Ornellaia (20 da 35). Seguono le new entry Giacomo Conterno (46) e Tua Rita (52), davanti al Tignanello (53) e Solaia (66) di Antinori, e a Roberto Voerzio (69) e Gaja (72). Toscana e Piemonte guidato la marcia dei vini italiani anche in termini di redditività. A costituire lo zoccolo duro delle eccellenze italiane che crescono nelle quotazioni sono Masseto e Ornellaia della Tenuta dell'Ornellaia, Sassicaia della Tenuta San Guido, Tignanello e Solaia di Marchesi Antinori: le annate dal 1999 al 2008 hanno superato il Liv-Ex Fine Wine 50 (che misura le performance dei 5 Premier Cru di Bordeaux: Lafite, Haut-Brion, Latour, Margaux e Mouton Rothschild), totalizzando un ritorno di investimento, nell'arco degli ultimi 5 anni, del 76% contro il 26% della Francia. Tendenza in crescita nelle vendite all'asta anche per i vini 'ex cantina', ossia provenienti dalle riserve aziendali, dove ancora una volta è la Tenuta dell'Ornellaia a spuntare le migliori quotazioni.